venerdì 6 gennaio 2012

La fine del Rock?


Oggi su Repubblica ( http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2012/01/06/news/silenzio_rock-27658928/?ref=HREC2-15 ) è stato pubblicato un lungo articolo tendente a sostenere la fine del Rock. Sono analisi molto interessanti dalle quali, però, mi sento di dissentire.
Si dice che il Rock non compare più nelle classifiche e che non è più musica che rappresenta la società attuale;
Le classifiche sono frutto delle mode del momento, di un particolare periodo nel quale il sentire comune coincide con il genere musicale o di interessi ed investimenti economici.
Ora il Rock esiste da sessant’anni e sarebbe sciocco pensare possa essere sempre di moda o che possa trovare sempre terreno fertile. Certo non riesce più a rappresentare il sentire comune, ma qual è oggi questo sentire comune? E’ in atto una tale frammentazione di pensiero ed un tale individualismo che è proprio il Pop con la sua vuota genericità a essere buono per tutte queste diversità amorfa. C’è lo scollamento con la società attuale? Sì, ma se il rock inseguisse questo particolare momento sociale, tradirebbe se stesso e non sarebbe quindi più Rock. Lo stesso discorso vale il Blues, altro genere dato più volte per morto e sempre resuscitato. Lo davano spacciato negli anni ’50 ed Hendrix lo reinterpretava nel 1970. Se non ci si limita a un facile ascolto radiofonico, lo si trova, eccome, in giro.
Quello che voglio sostenere è che il Rock continua a vivere in maniera molto spontanea anche tra i giovani, in molti ancora lo suonano e lo ascoltano. Anzi ora è più vivo e vero rispetto agli ultimi anni della sua apoteosi. Non è possibile classificare la musica unicamente per hit parade e per numero di ascoltatori. Le classifiche le fanno le grandi etichette che decidono chi spingere in base al guadagno che se ne può ricavare sul breve.
Certo il Rock dovrà cambiare altrimenti diventerà sterile come tutti i generi artistici che non si rinnovano, ma che emulano i fasti di un  passato più florido… ma da qui a dire che è finito ce ne passa.

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